Per me un Pol Roger rosé (chi mi conosce sa che ho un debole per le bollicine). Per voi? giusto un brindisi, come si addice all'inizio di ogni nuova avventura....

domenica 29 maggio 2011

Kawase Naomi, Hotaru/2

(pp. 21-24)

Nemmeno la scorsa notte sono riuscita a dormire.
Il suono della pioggia che continua a cadere, sottile, mi riporta alla memoria frammenti del passato. La realtà, proprio come il sogno, penetra nella pelle per non andarsene più. Anzi, si conficca e scava nella mia carne, disordinatamente, senza riguardo. Come un uomo che mi penetri con tutta la sua forza prima ancora che io sia bagnata.
Ho la nausea. Cerco di prendere le distanze dai miei pensieri sconnessi. Potessi davvero fuggire, così da stare più tranquilla…Invece l’aria umida e pesante grava su di me, mi tiene legata, e non riesco a muovermi.
Uno stato che si protrae già da diverse settimane.
Chissà, forse sarò incinta…
Da quando ho cominciato a pensarci, mi avvolge un’emozione incontrollabile.
Dentro di me c’è la vita… Una realtà terribile solo a pensarci. Non voglio ammetterla, cerco in ogni modo di sfuggirla. Ma più ci provo, più sprofondo. Questa realtà mi ha afferrato come sabbie mobili e non mi lascia più andare.
Ho affidato le mie ultime speranze a un test di gravidanza di quelli che si trovano dappertutto. L’ho estratto dalla scatola. Sono andata in bagno stringendo tra le dita lo stick lungo appena venti centimetri.
La pioggia scroscia sulla finestrella della toilette. Di tanto in tanto violente raffiche di vento scuotono fragorosamente la recinzione di lamiera che divide la mia casa da quella del vicino.
Nello stick c’è un forellino. Se si tinge di rosso, le mie speranze andranno in frantumi.
Con calma, ho fatto la pipì sullo stick. Per la risposta, solo cinque minuti. Eppure il tempo dell’attesa mi opprime.
Non è possibile che un bambino possa aprire una speranza solo perché con la sua nascita trasforma questo mio fastidioso corpo di carne in quello di una madre. La sua comparsa può causare solo disperazione.
Ho paura di infliggere al mio bambino i maltrattamenti che ho subito da mia madre. Un pensiero, una negatività senza fine che continua a dilatarsi, quando infine la recinzione in lamiera al confine con la casa vicina, scossa da una raffica di vento, crolla con un gran fracasso.
A quel rumore torno in me; esco dal bagno in preda all’agitazione, stringendo lo stick fra le dita. Torno nella mia stanza cercando di non guardare il forellino, e lo chiudo con violenza in una scatola. Una sensazione soffocante, come se fossi inseguita. Calma, calma… mi ripeto. La sensazione diventa sempre più forte.
Prendo il portasigarette e l’accendino sul letto, tiro fuori una sigaretta, la porto alle labbra e l’accendo.
Lunghe boccate, e il fumo mi impregna tutto il corpo. Un fumo bianco che dall’estremità della sigaretta sale verso il soffitto. Prima di arrivare a toccarlo, cambia d’improvviso direzione,  e si spande nella stanza.
Per un po’ ritrovo la calma.

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